Senegal, giorno 13: woyna Senegal

Inizia la preparazione della festa serale, il feu du camp. Un regalo che i ragazzi con i loro famigliari e gli insegnanti vogliono farci come saluto affettuoso. Inizia la nostalgia. La nostalgie.

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Al venire della sera, dopo le ore trascorse a scuola a fare lezione, a pitturare le pareti e le ringhiere, a giocare a tetris in terrazza sotto il sole a picco, e dopo aver trascorso un’oretta in spiaggia come di consueto e con lo straordinario seguito di ragazze della scuola che intrecciano le perline con una manualità pazzesca e provano a insegnarlo a noi, solo dopo tutto questo acquistiamo gli djembé. Quel suono ritmico e rotondo vogliamo portarlo sempre con noi. Li facciamo incidere con frasi personalizzate e tamburelliamo.

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[Credo che quella sera la cena sia saltata per le tante cose da fare].
Ci prepariamo per la serata. Siamo carichi, pieni di aspettative e sicuri che saranno tutte soddisfatte e anche di più! Ci piacciono le sorprese!

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A scuola

Non abbiamo idea di cosa aspettarci se non che ci sarà un falò. Ma è stato molto di più: è stata una festa in nostro onore, è stato amore solido e tangibile, è stata aria pregna di sentimento e fratellanza, felicità e forza.
È stato quello che a caldo ho raccontato qui: il feu du camp.
È stato ciò che ancora mi porto dentro e lo vorrei rivivere altre mille volte.

Grazie ai ragazzi e alle famiglie della scuola Fabrizio et Cyril di Bene Baraque. Grazie agli insegnanti e al preside e all’opportunità che ci ha offerto e ancora offre Oltre I Confini di Milano.

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